Il Sole 24ore – 5 ottobre 2024
L’azienda guarda alla crescita puntando sulle applicazioni hi tech
Vent’anni fa pensare di realizzare sculture e opere d’arte utilizzando robot e scansioni tridimensionali era considerato quasi un sacrilegio, un affronto a una tradizione di artigianalità e fatica ritenuta intoccabile, e che però già allora non attirava più i giovani. A vent’anni di distanza l’azienda che tra le prime ha imboccato la strada della tecnologia applicata alla pietra – favorita dal fatto di operare a Carrara, nel distretto principe del marmo – è quotata in Borsa, sul mercato Euronext Growth Milan dedicato alle Pmi, e guarda alla crescita puntando proprio sulle applicazioni hi-tech e sui robot. La Litix di Giacomo Massari e Filippo Tincolini, 4,6 milioni di fatturato 2023 con un ebitda di 1,28 milioni, sta completando la realizzazione del quartier generale, formato da un laboratorio di scultura e da otto stazioni robotiche, proprio sotto il bacino di marmo di Fantiscritti, uno dei più famosi di Carrara, in un luogo ricco di fascino e di storia del-l’escavazione. «Noi però utilizziamo blocchi di marmo che spesso non sono adatti all’industria lapidea – spiega Massari, presidente e amministratore delegato dell’azienda – dai quali riusciamo a ricavare opere di pregio, destinate ad artisti, gallerie d’arte, designer e in qualche caso privati. Con la tecnologia ab-biamo abbattuto la barriera all’ingresso e abbiamo fatto rinascere la scultura». Non solo. «Le macchine possono fare il 90% del lavoro – aggiunge l’ad – ma poi è necessaria la finitura a mano, il ’saper fare’ che viene dalla tradizione e dall’esperienza, ed è questo che potrebbe riportare i giovani nel settore». Una delle prime opere che ha proiettato l’azienda (all’epoca si chiamava Torart, poi fusa in Litix) sulle cronache mondiali è stata, nel 2016, la ricostruzione in marmo dell’arco romano di Palmira distrutto in Siria dal gruppo terroristico Isis. Quell’arco, ricostruito in 3D grazie alla documentazione dell’istituto inglese di archeologia digitale, è stato esposto a Londra, New York, Dubai, Firenze. Oggi nel portafoglio clienti (al 90% stranieri) di Litix ci sono nomi come Jeff Koones e Zaha Hadid, Maurizio Cattelan e Fabio Viale, fino ai monaci carmelitani del Wyoming e al movimento religioso dei Mormoni. Ma accanto alla scultura, che ha grande impatto mediatico ma una domanda di mercato difficile da espandere, sta crescendo la divisione robotica, e dunque la progettazione di software e hardware finora utilizzati per modellare la pietra. È su questo terreno che Litix intende puntare per crescere: «Nel primo semestre di quest’anno, per la prima volta, i ricavi della divisione robotica hanno superato quelli della divisione scultura – spiega Massari -. Ora vogliamo puntare sull’integrazione robotica, basata sulla modifica di tecnologie esistenti pensa-te solitamente per l’automotive per adattarle ad altri settori. La Borsa ci dà la spinta per affacciarci a nuove industrie». I robot di Litix guardano a mercati come quello nautico, per realizzare gli stampi per gli scafi, ma anche alle industrie lapidee, plastiche, del cemento, alle soluzioni di riciclaggio. I 2,2 milioni ricavati dal collocamento, avvenuto lo scorso luglio, serviranno proprio per sviluppare nuove applicazioni. «Il nostro obiettivo è rendere la mani-fattura digitale accessibile a tutti – spiegano Massari e Tincolini – offrendo soluzioni sempre più avanzate e semplificate». La semestrale al 30 giugno si è chiusa con ricavi di 3,5 milioni (1,9 dalla vendita di robot, 1,4 vendita di opere d’arte e 260mila euro legati alla vendita di servizi stampa 3D e computing de-signer) e un ebitda di 600mila euro. La crescita s’annuncia sostenuta. Per la seconda metà dell’anno Litix prevede il lancio di mini robot e di robot per applicazioni diverse dal marmo e di software che rafforzano la presenza nel settore tecnologico. Silvia Pieraccini